Alpe Gui

Veduta del Gui dall’alto

Veduta del Gui dall’alto

L’ambiente del Gui è già chiaramente descritto dal toponimo: un pianoro ricco d’acqua posto a 1806 m. di quota, circondato da rilievi che lo nascondono. L’alpeggio appare improvvisamente davanti a chi sale percorrendo il sentiero che parte dall’Osservatorio faunistico e che passa poco più su prima alla vasca di decantazione e poi nei pressi della presa d’acqua, da dove si deve imboccare, a destra, il sentiero che sale ripido; dopo circa un’ora di cammino, proprio quando si calpesta un meraviglioso tratto di mulattiera lastricato tra i massi di un’estesa paleofrana, lo si vede di fronte, solo leggermente più in basso.
Scendendo l’ultimo tratto, s giunge ad una baita in buone condizioni e, oltre quella, un poco più in basso, si arriva al ruscello e all’acquitrino in parte già intorbato.
Abbiamo arbitrariamente denominato questo sito come Gui di Sopra per distinguerlo dal’alternativo Gui di Sotto, toponimo altrettanto arbitrario adottato per indicare l’agglomerato di baite, tutte completamente rovinate, che si trova più in basso.
Una volta attraversato il ruscello e raggiunto il limite del piano, si ritrova il sentiero che scende sulla destra e raggiunge, per l’appunto, il Gui di Sotto; superate le baite diroccate, il sentiero piega decisamente verso sinistra per aggirare la rupe che sovrasta i ruderi e porta ad un bel crôtin.
Si può giungere a questo punto partendo dalle baite del Giasvere, appena più in basso dell’Osservatorio, scendendo il pendìo fino al rio Pera e risalendo il versante opposto.
Sia il Gui di Sopra che il Gui di Sotto presentano lastre incise, ma è proprio nei pressi del crôtin che si possono vedere le incisioni più interessanti e, quindi, proprio di qui partiremo nel fornire l’elenco descrittivo dei petroglifi.

Gui1

Proprio di fronte al crôtin e ad esso adiacente, una propaggine della rupe si estende verso nord-est per tre o quattro metri a partire dall’ingresso del riparo. Il masso ha forma di un prisma triangolare adagiato sulla faccia rettangolare di maggior superficie Sulla faccia a destra dello spigolo superiore, verso l’estremità più lontana, si possono vedere tre incisioni di tipo ‘h’.

Gui1

Sulla faccia che cade a sinistra dello spigolo superiore, che risulta quasi verticale, all’estremità più prossima al crôtin, si scorgono otto incavi ovoidali disposti quasi verticalmente alla stessa distanza l’uno dall’altro. Tali incisioni non possono essere interpretate come scalini per via delle loro limitate dimensioni e per il fatto che la più alta di esse si trova ad un centimetro dallo spigolo superiore.

Gui1

Sullo stesso masso, proprio a ridosso del crôtin, è presente una coppella non profonda, ma di diametro considerevole. In prossimità di questa parte una canaletta serpentiforme, che scende per una sessantina di centimetri per sfociare in una vaschetta sub-triangolare di piccole dimensioni. La coppella grande è venuta alla luce quando è stato rimosso lo strato di cotica erbosa che la ricopriva, cresciuta su un apporto eolico fortemente compresso. Lo strato rimosso aveva uno spessore di 10-15 centimetri e ciò fa pensare ad una certa vetustà dell’incisione.

Gui2

A sinistra del crôtin, verso nord, ad una distanza di pochi metri, si scorge un grande masso emergente con dimensioni approssimate di m. 10×3. Su di esso compaiono:

– due incisioni di tipo ‘d’;
– un’incisione di tipo ‘g’;
– un’incisione di tipo ‘f’;
– un’incisione di tipo ‘d’ potenziata da tre minicoppelle oste in posizione periferica;
– un’insieme di cinque coppelle unite sequenzialmente tramite canaletta;
– un secondo insieme di sette coppelle unite sequenzialmente tramite canaletta;
– due coppie di coppelle ‘ad occhiale’;
– alcune coppelle a sé stanti.

Nello stesso ambito si trovano incisioni che non possono rientrare in quella che abbiamo definito la concentrazione del Giasvere. Volgendo le spalle al crôtin, una decina di metri a destra e leggermente più in basso, si trovano diverse grosse lastre adagiate una sull’altra. Due di queste lastre presentano sette canalette di notevole lunghezza. Ne diamo una descrizione in quanto possono essere considerate, se rapportate alle incisioni della concentrazione, associazioni larghe, e in quanto potrebbero essere riconosciute come componenti di una concentrazione minore: altre canalette rettilinee di considerevole lunghezza, lo vedremo in seguito, si trovano in altri siti sullo stesso versante.

Gui3

Sulla lastra superiore una canaletta si sviluppa complessivamente per circa cinque metrim tracciando due lati che definiscono un angolo perfettamente retto: il lato più breve segue la direzione est-ovest, mentre quello più lungo va da nord a sud. Il bordo della lastra, che in una sua parte si propone come terzo lato che chiude un triangolo retto, parrebbe artificialmente sagomato.

Gui3

Sulla lastra inferiore sono presenti ben cinque canalette di diversa lunghezza e di diverso orientamento: due si muovono parallelamente da est a ovest per diverse decine di centimetri ad una distanza di circa 40 cm. L’una dall’altra. Altre tre si allungano in direzione perpendicolare alle precedenti, e quindi in direzione nord-sud, in maniera leggermente sinuosa, per una lunghezza decisamente inferiore.

Per chi fosse curioso di affrontare problemi di difficile soluzione, evidenziamo qui la presenza di un manufatto del quale non siamo stati in grado di capire la funzione.

Gui4

Appena a monte delle lastre incise si trova il sentiero che sale al Gui di Sopra, che, dopo pochi metri, salendo, piega decisamente verso destra. Subito dopo la curva il suo primo tratto appare ben lastricato. Alla sua destra si stacca la parete rocciosa della rupe, che sale con ripida pendenza; su di essa, ad un’altezza di 100-120 centimetri rispetto al piano del sentiero, si scorge un vero e proprio canale che si sviluppa orizzontalmente per alcuni metri: la sua sezione trasversale è rettangolare, con una larghezza di 10-12 centimetri e una profondità di 5-6 centimetri. Per renderlo evidente si è dovuto liberarlo dalla cotica erbosa e dallo strato di apporto eolico fortemente compresso che lo ricopriva nella sua interezza. Il canale si interrompe quando si registra una frattura nella parete rocciosa, per riprendere poco dopo, proseguendo ancora per alcuni metri.

A questo punto l’esigenza di completezza, ci porta a presentare alcuni massi incisi che nulla hanno a che fare con la concentrazione del Giasvere. Per vederli è necessario risalire al Gui di Sopra, percorrendo all’inverso il percorso precedentemente descritto. Le incisioni si concentrano sul piccolo pianoro che si incontra prima di raggiungere la baita.

Gui5

Gui5

A pochi metri dalla baita si può facilmente individuare, per le sue dimensioni e per la superficie piana, un masso lungo tre metri e mezzo e largo un metro, che si alza di 10-15 centimetri da terra. Su di esso sono presenti le seguenti incisioni:

– una grande vaschetta di forma ovoidale circondata per i due terzi del suo perimetro da una canaletta;
– una croce greca di tipo ‘h’, ma non coppellata agli estremi (la tecnica esecutiva sembra discostarsi da quella che potremmo considerare ‘normale’ nell’ambito della concentrazione;
– più sopra quattro piccole coppelle piuttosto profonde più altre due di diametro maggiore;
– accanto a queste una vaschetta quadrata il cui lato misura una decina di centimetri;
– all’estremità opposta una coppella di piccole dimensioni e tre minicoppelle.

Gui6

All’angolo nord-orientale della baita, su un maso adagiato di dimensioni 250×120 centimetri è incisa una vaschetta in parte contornata da una canaletta.

Gui7

Su un masso adagiato di dimensioni 60×35 centimetri, prossimo a quello precedentemente descritto, sono incise:

– una coppia di coppelle ‘ad occhiale’;
– una coppella da cui si diparte una breve canaletta che raggiunge il bordo del masso.

Numerosi elementi ci spingono a sottolineare l’interesse di questo sito. In primo luogo i segni cruciformi sono strettamente associati, in Gui2, a due insiemi di coppe collegate in sequenza tramite canalette. Tale associazione non si verifica mai al Giasvere.Non è forse inutile ricordare che alcuni ricercatori hanno collegato incisioni simili a queste a segni analoghi che compaiono su alcune monete celtiche.
C’è poi da sottolineare la presenza, nel medesimo contesto, di un numero significativo di canalette a sé stanti (Gui3).
Non sono infine da trascurare le due vaschette contornate in parte da canalette (Gui5 e Gui6). Sembra quasi che le canalette si propongano come denominatore comune tra le molte incisioni del Gui.
Quest’ultima osservazione suggeriva l’opportunità di allargare l’indagine nell’ambito di un contesto territoriale più ampio: altrove avrebbero potuto emergere le stesse o altre associazioni e, in ogni caso, occorreva verificare fin dove si spingesse l’areale di diffusione dei segnoi cruciformi.
In quest’ottica la ricerca è proseguita nel vallone del rio Piera, a sud-ovest del Giasvere.

a cura di Adriano Collini e Giorgio Gambino

COMUNICAZIONE

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*25 APRILE 2019 alle ore 20.30 in prima convocazione e
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Salvatore Violante
Presidente Associazione