Alpe Giasvere

Il Giasvere visto dal Gui
Il Giasvere visto dal Gui

Giasvere è il toponimo di un alpeggio compreso in un’isola amministrativa del comune di Trausella, che è separata da altra del comune di Meugliano dal valloncello del rio Piera. La sua prima attestazione documentata che abbiamo trovato risale al 1571 sotto la dizione di Giacio Very, con forma dialettale per l’attributo. Agli inizi del Seicento lo si riscontra come Giacio vechio o, ancora, come Giacio very. Nel 1718 è citato come Giaccio Vecchio e nel 1836 come Giasso Vecchio.

Non ci sono problemi nel definire l’etimologia del sostantivo Gias: esso deriva dal lat. giacere, inteso come luogo di sosta o di riparo degli animali, quindi da intendersi come stalla. Più problematica la definizione etimologica dell’attributo: il termine dialettale very sta per vecchio, e così è stato italianizzato, a partire dal primo Seicento.

La questione che risulta storicamente irrisolta è questa: l’attributo presupporrebbe un gias nuovo che dovrebbe contrapporsi al very, vecchio, ma così non è; del gias nuovo non si ha alcuna notizia. Per contro, non può, in proposito, essere accettata l’interpretazione fornitaci da alcuni cacciatori, che si rifà ad una tradizione popolare: essa allude ad un Gias del Vecchio, dove vecchio starebbe per il vecchio gallo forcello. Ben si può comprendere questa etimologia popolare, considerato che la presenza del gallo forcello in zona ha dato nome ad un sentiero, che, salendo da Fondo, transitava dal Giasvere, e ha giustificato l’istituzione di un’oasi e, su iniziativa di alcuni cacciatori, dell’Osservatorio Faunistico posto a poche decine di metri dalle baite.

All’Osservatorio e all’alpeggio, posto ad un’altitudine di ÷1600 metri, si può giungere percorrendo la strada di servizio degli impianti sciistici del Palit che parte da regione Vaudanza. I buoni camminatori possono sfruttare le scorciatoie che seguono il percorso le piste.

Su una superficie di un quarto di ettaro, tra le baite, o poco più in là, e la fine del breve piano su cui cade un pendio piuttosto ripido, sono adagiati, o emergono dal piano di calpestio, numerosi massi incisi; la quasi totalità delle incisioni consiste in croci greche coppellate agli estremi dei bracci, talvolta anche al centro e molto spesso potenziate da altre coppelle geometricamente disposte. In questo caso parlare di coppelle è certamente eccessivo: sarebbe più opportuno usare il termine di micro-coppelle o, ricorrendo al termine adottato da alcuni ricercatori, di orbicoli. Il potenziamento della base incisa si esprime secondo diverse modalità.

Tra le incisioni compaiono anche croci realizzate con tecniche che si discostano dalle esecuzioni che, nell’ambito della concentrazione, possiamo considerare normali: quelle che almeno dall’aspetto possono sembrare più arcaiche, definite da quattro microcoppelle ravvicinate e raccordate con curve in modo tale che i segmenti rettilinei che le dovrebbero unire risultano inesistenti, e quelle definite solamente dalle quattro microcoppelle (o cinque, se è presente anche quella centrale) in assenza di segmenti scanalati.

Il repertorio espressivo risulta quindi molto vario ed è stato sintetizzato in maniera non esaustiva, ma a puro titolo esemplificativo, nella figura 1, nella quale sono state schematizzate alcune delle soluzioni possibili:

a) microcoppelle ravvicinate appena abbozzate e raccordate con curve; canalette inesistenti.
b) quattro microcoppelle poste ai vertici di un quadrato non unite da analette.
c) quattro microcoppelle poste ai vertici di un quadrato accompagnate da una microcoppella centrale, non unite da canalette.
d) croce greca coppellata agli estremi dei bracci.
e) croce greca coppellata agli estremi dei bracci ed al centro.
f) croce greca coppellata agli stremi dei bracci potenziata da un’unica microcoppella in posizione periferica.
g) croce greca coppellata agli estremi dei bracci potenziata con quattro microcoppelle poste nei quattro quadranti.
h) croce greca coppellata agli estremi dei bracci potenziata con quattro microcoppelle collocate a breve distanza dagli estremi
i) incisioni canalizzata che rammenta un “t”, potenziata con tre coppelle ai bordi dei bracci.
l) incisione canalizzata che richiama la croce di Lorena.

Scheda esemplificativa delle incisioni che compaiono sui massi in località Giasvere
Scheda esemplificativa delle incisioni che compaiono sui massi in località Giasvere

L’agglomerato di baite della località Giasvere compare in una mappa del 1901 che gli Amministratori del comune di Trausella di hanno gentilmente messo a disposizione. Tale documento attesta una situazione dell’alpeggio che poco si discosta da quella attualmente riscontrabile, che è quella definita dalla presenza di due o tre edifici in una certa misura agibili e di numerosi altri crollati. L’elaborazione al computer di tale mappa ci ha consentito di renderla sufficientemente interpretabile: fotocopia di un originale mal conservato, essa presentava, infatti, difficoltosi problemi di leggibilità.
Facciamo seguire l’inventario dei massi incisi maggiormente significativi da noi censiti.

Mappa dell’alpeggio Giasvere da una mappa catastale dell’anno 1901
Mappa dell’alpeggio Giasvere da una mappa catastale dell’anno 1901

Da questa breve rassegna esemplificativa, emerge chiaramente che le croci greche coppellate agli estremi dei bracci e diversamente potenziate costituiscono la grande maggioranza delle incisioni del Giasvere. Tale constatazione ci ha spinti ad indagare il contesto territoriale al fine di verificare se e quanto la concentrazione del Giasvere si disperdesse secondo le stesser caratteristiche in altri siti del medesimo versante o se si potesse individuare altrove una qualche associazione significativa con incisioni di altro tipo.
Poco più in basso rispetto alle baite del Giasvere il ripido pendio è tagliato dal sentiero che porta all’alpe del Gui, posta a quota 1806 m., appena al di là del rio Pera (da non confondersi con il rio Piera che, scendendo dal Gran Munt scorre nel valloncello situato a sud-est rispetto al Giasvere. Proprio qui la ricerca è approdata ai suoi risultati più interessanti.

Bibliografia
G. Bertotti, A. Paviolo, A. Rossebastiano, Le Valli Orco e Soana. Note sui nomi delle località, torrenti e montagne delle Valli Orco e Soana e sul loro significato, «Orco Toponomastica – 1», Cuorgné 1994.
Collini Adriano, Gambino Giorgio, Antichi sentieri nella Valchiusella. Ricognizione archeologica su nuove incisioni rupestri: visite alle località montane di Giornata, Pissolo, Truc, Giass di Meugliano, Miunda, Piera, Giassvery e Gui, situate sul versante orografico destro della valle, in «Bulletin d’Ètudes Préhistoriques et Archéologique Alpines», XVI (2005), pp. 199-215.

L. Gibelli, Incisioni rupestri alpine, Cuorgné, 2001.

a cura di Adriano Collini e Giorgio Gambino

COMUNICAZIONE

Ai Sigg. Soci dell'Associazione

Con la presente si ricorda che
solo gli Associati potranno partecipare all'assemblea che si terrà il
27 APRILE 2019,
per tale motivo le quote associative dovranno essere versate entro il 29 MARZO 2019, data fissata per il consiglio direttivo.
La quota associativa è rimasta invariata a 10.00 euro anche per il 2019.

La consueta assemblea si terra il giorno:

*25 APRILE 2019 alle ore 20.30 in prima convocazione e
*27 APRILE 2019 alle ore 15.00 in seconda convocazione

nella sala consigliare
del Comune di Trausella in Piazza della Chiesa n°3

Salvatore Violante
Presidente Associazione